Induratio Penis Plastica
L’Induratio Penis Plastica è una patologia non ancora perfettamente conosciuta che
venne descritta per la prima volta da Francois De La Peyronie nel 1743, forse avendola
osservata sul re di Francia Luigi XV. Per questo motivo viene descritta anche come
malattia di Peyronie.
L’elemento fondamentale della malattia è la comparsa , sulla tunica albuginea (la
guaina) dei corpi cavernosi del pene di una zona di indurimento “ la placca” variabile
da pochi mm a 2-3 cm., che determina, al comparire, una certa dolenzia locale che
si accentua durante l’erezione, durante il toccamento, la masturbazione o il rapporto
sessuale. Abbastanza rapidamente si manifesta un incurvamento del pene con angolo
di curvatura proprio in corrispondenza della placca.
L’incurvamento può essere modesto ma, in alcuni casi, può essere di entità tale
da rendere difficoltosa o impossibile la penetrazione.
Il motivo di allarme per il paziente è rappresentato dalla zona di indurimento (il
timore principale è di avere un tumore), secondariamente dal dolore che può impedire
l’attività sessuale e successivamente dall’incurvamento del pene con problemi estetici
e funzionali.
L’ipotesi patogenetica più attendibile fa risalire l’inizio della malattia ad un
microtrauma della albuginea con una piccola frattura della guaina. Il processo di
riparazione tissutale prevede la produzione di sostanza fibrosa da parte di cellule
specializzate (fibroblasti) per “ chiudere la frattura”. Questo processo non si
arresta e la produzione di tessuto fibroso continua determinando la comparsa di
una placca, rigida, inestensibile, percepibile al tatto. Molto spesso le modificazioni
della guaina albuginea comportano un sovvertimento del sistema di deflusso venoso
tale da compromettere la qualità dell’erezione, meno rigida e duratura di prima.
Chirurgia dell'Induratio
Sono state proposte numerose terapie con pochi risultati. L’unica sostanza capace
di arrestare la malattia senbra essere la Vitamina E. Utile la ionoforesi con Verapamil
e cortisonici.
La Chirurgia
1. Se l'erezione è valida si può intervenire con il semplice obiettivo di eliminare
la curvatura; si fa quindi una "corporoplastica", con un certo accorciamento dell'asta.
2. Si può intervenire anche asportando la placca e sostituendo il tessuto albugineo
con del materiale proprio (autologo) quali mucosa del prepuzio, cute, dura madre
o parete venosa, oppure con materiale derivante da altre specie animali (eterologo).
Dopo questa chirurgia che mantiene la lunghezza dell'asta ci può essere un certo
decadimento della erezione.
3. Risultati migliori in termini di mantenimento della funzione erettile si possono
ottenere introducendo nei corpi cavernosi dei sottili elastomeri in silicone. Dopo
la escissione della placca il paziente ha una migliore erezione.
4. Nei casi in cui accanto alla placca con la relativa curvatura sia compromessa
notevolmente la funzione erettile, non più ripristinabile con Viagra o PGE1, l'inserimento
di un sistema protesico malleabile o idraulico consente i risultati più soddisfacenti.
F.A.Q.
1. Cos’è la Induratio Penis Plastica (I.P.P.) ?
Spesso, dopo i 50 anni, ma anche prima o dopo, possono comparire dei fenomeni che
coinvolgono il pene, determinando dolore alla erezione, al toccamento o sfregamento,
accompagnati da incurvamenti dell’asta in erezione. Questi fenomeni non hanno una
chiara relazione con un trauma od altro, compaiono in maniera subdola e, per questo
provocano meraviglia e preoccupazione. Successivamente compare una zona di indurimento
a carico del pene, la placca, che pur non determinando particolare dolore o fastidio,
si associa ad un netto incurvamento dell’asta in erezione tanto da rendere complessa,
se non impossibile , la penetrazione. Spesso a questi fenomeni si associa una variabile
diminuzione della qualità dell’erezione. Non si riesce più ad ottenere un a ottimale
rigidità e la rigidità ottenuta tende a decrescere velocemente non consentendo un
rapporto sessuale ottimale
2. Quali sono le cause del fenomeno?
Fino ad ora non si è riusciti a conoscere appieno la natura della malattia che venne
descritta già nel 1561 da Vesalio e nel 1743 da Francois de La Peyronie, medico
di Luigi XV, che ne ha dato la prima comunicazione scientifica ed il nome. Ancora
oggi non si sa con precisione quale sia la causa specifica del fenomeno. Ci sono
molte ipotesi. Si pensa che ci sia una certa correlazione con malattie del collageno,
artriti, morbo di Dupuytren, lesioni tendinee ed altro; si è osservata una certa
maggior frequenza nei soggetti arteriosclerotici, ipertesi e diabetici; si è ipotizzata
una diminuzione della elasticità dei tessuti che formano i corpi cavernosi del pene
( i serbatoi che si riempiono di sangue durante l’erezione), che potrebbero andare
incontro a micro-lesioni di tipo traumatico durante certe manovre del coito, flessioni,
piegamenti, forzature. Queste micro-lesioni innescano un processo riparativo cellulare,
operato da certe cellule specializzate, i fibroblasti, con la formazione di tessuto
fibroso di tipo riparativo (fibrina). Verrebbe a mancare il segnale biologico che
arresta tale processo di riparazione e quindi i fibroblasti continuerebbero a produrre
fibrina e tessuto connettivo in eccesso alla lesione , formando un ispessimento,
la placca.
3. Perché si avverte dolore ?
Nella prima fase di formazione della placca, avviene una reazione di tipo infiammatorio
che può portare alla liberazione di sostanze chimiche (istamina) che provocano dolore
ogni qualvolta il tessuto infiammatorio viene messo sotto tensione e quindi durante
le erezioni notturne, durante la frequente erezione che si verifica al risveglio
e tanto più durante le erezioni indotte e provocate nella attività sessuale.
4. Perché il pene si piega ?
All’interno del pene ci sono due serbatoi, conformati a cilindro, i corpi cavernosi,
che riempiendosi di sangue durante la eccitazione sessuale, aumentano di lunghezza,
calibro e dimensioni. Il tessuto di rivestimento, l’albuginea, è spessa e fibrosa,
con pareti simmetriche e quindi si distende, allunga ed ingrossa in maniera assolutamente
simmetrica durante la distensione erettile. Se, su una parte del corpo cavernoso,
si forma una lesione fibrosa, la placca, ispessita e anelastica, è evidente che
nella dilatazione del corpo cavernoso, durante l’ erezione, quella zona non si distenderà
in maniera adeguata e quindi determinerà una forzata ripiegatura. Tutto il pene,
quindi, in erezione, apparirà incurvato in corrispondenza della placca. Il più spesso
verso l’alto, ma anche verso il basso o lateralmente se la placca interessa un solo
corpo cavernoso. Qualche volta la placca può avere una forma ad anello e quindi
determinare un restringimento anulare del pene in erezione con minore rigidità distale.
5. E’ pericoloso avere erezioni e rapporti quando compare il dolore ?
No, anche se l’erezione del pene determina dolore o disagio e se lo sfregamento
manuale o vaginale del pene determina sensazioni spiacevoli o dolorose il rapporto
sessuale non è controindicato. Non è assolutamente nocivo, ma certo l’interessato
deve valutare la dose di piacere e quella di disagio o dolore nel decidere se avere
attività sessuale.
6. Può essere pericoloso forzare l’incurvamento con l’erezione e la penetrazione
?
Anche per l’incurvamento vale la stessa regola che per il dolore. Il pene curvo
può richiedere manovre anche complesse per poter penetrare ma non può avere particolari
danni dall’atto coitale. Ugualmente è abbastanza infrequente che l’incurvamento
del pene possa determinare disagio, fastidio o dolore alla partner. La parete vaginale
non dovrebbe reagire con stimoli dolorosi allo sfregamento di un’ asta incurvata.
Il più delle volte si tratta di un disagio “psicologico”. Si pensa che l’atto sessuale
possa essere dannoso o pericoloso per il pene dell’uomo e si teme che il pene curvo
possa determinare danni di tipo vaginale o genitale.
7. E’ una malattia contagiosa ?
Assolutamente no. Non si tratta di una malattia infettiva e quindi non esiste possibilità
di contagio del partner.
8. Cosa bisogna fare quando ci si accorge di questa malattia?
Si deve andare dal proprio Medico di Famiglia che vi rassicurerà di non avere qualche
malattia “brutta” o di tipo tumorale e vi invierà allo specialista andrologo che,
dopo aver effettuato una accurata visita, vi farà eseguire una ecografia dinamica
del pene o ,meglio, un Eco Color Doppler per valutare anche la funzione circolatoria
erettile. Possono essere effettuati anche semplici indagini quali la Biotesiometria.
Una valutazione dell’ erezione per documentare fotograficamente l’entità dell’incurvamento.
In casi particolari può essere effettuata una RMN dell’asta che permette una visione
in dettaglio delle strutture cavernose
9. Quali sono le soluzioni e le terapie mediche?
Una volta fatta la diagnosi e riassicurato il paziente si inizia con una terapia
medica che ha lo scopo di ridurre il dolore ed arrestare l’evoluzione della malattia.
Vengono usati Vitamina E e derivati del Carnitene. (talora Potaba, Piascledine,
Tamoxifene). In casi particolari può essere utile utilizzare la somministrazione
iontoforetica di Cortisonici e Verapamil. In presenza di placche piccole e limitate,
tali sostanza possono essere iniettate intraplacca ambulatoriamente. Altre modalità
terapeutiche(laser, ultrasuoni, termoterapia) non hanno dimostrato alcuna concreta
efficacia.
10. Ci possono essere soluzioni chirurgiche?
Durante la fase infiammatoria una certa utilità è stata dimostrata dalla ESWL (Litotrissia
extra corporea con onde d’urto, analoga a quella utilizzata per disintegrare i calcoli
renali). Dopo un anno dalla comparsa della I.P.P. la malattia può ritenersi stabilizzata
e non avere altri fenomeni di riaccensione. Se la placca determina molto disagio
o se la curvatura del pene rende difficile o impossibile la penetrazione , si può
ricorrere alla chirurgia che consente di correggere la curvatura (le semplici corporoplastiche
sec. Nesbit o Yachia) pur con un certo accorciamento del pene oppure agli interventi
di incisione od asportazione della placca e copertura della albuginea con tratti
di vena prelevati dalle gambe o con materiale eterologo (di origine animale). Questa
chirurgia consente un buon raddrizzamento del pene, senza determinare alcun accorciamento
dell’asta, che anzi appare allungata. Dopo la chirurgia, se la erezione non fosse
ottimale si può eventualmente fare uso di farmaci per l’erezione quali le iniezioni
intracavernose di PGE1, o le compresse di Viagra, Cialis o Levitra con buona soddisfazione.
Gli interventi sono effettuabili in anestesia locale o regionale anche in day hospital.
L’intervento chirurgico migliore è rappresentato dall’impianto protesico endocavernoso
che elimina la curvatura, ristabilisce la lunghezza del pene e consente una normale
attività sessuale in qualunque momento senza dover ricorrere a farmaci od ad iniezioni
intracavernose.